giovedì 29 agosto 2013

American way of life

Il college americano è qualcosa di inimmaginabile per un qualsiasi studente italiano; ero già consapevole di questo, ma non davvero, non come ora lo sto scoprendo...ed è solo l'inizio!
E' come se qui lo studio fosse qualcosa di collaterale...si impegnano molto, e si vede, ma creano intorno al mero compito di "studiare" tutta un'esperienza incredibile fatta di vita sociale, animazione, eventi, club, strutture complesse. In Italia, ti iscrivi all'università, ricevi qualche informazione, ti mandano a casa e via, sei uno studente universitario: il resto sta a te.
Qui c'è tutto un universo dietro, e non solo per gli exchange student! Basta pensare che, proprio in questo momento, gli studenti del primo anno appena iscritti si trovano da qualche parte in California a fare una Orientation Adventure, una specie di gita. E l'anno non è nemmeno ancora incominciato! Perchè? Ma per farli conoscere, perchè facciano amicizia, perchè la loro vita universitaria non sia solo studio, anzi! 
Noi exchange students, dal canto nostro, abbiamo passato gli ultimi 3 giorni tra shopping, tour della città e del college, discorsi profondi e toccanti da parte di tutto lo staff, indicazioni concrete e regole ferree...e una gita a Newport Beach.
Non saprei da dove cominciare nell'elencare le cose che più mi hanno colpito in questa breve ma intensa esperienza introduttiva...probabilmente ogni cosa che ho visto e fatto! Senza dubbio, la prima cosa da dire è il college in sè. E' qualcosa di più di un'università, qualcosa di più di una città, qualcosa di più di un hotel...è tutte queste cose messe insieme, e molto di più. Ci sono 5 college che fanno parte del consorzio, tutti vicini e tutti simili, ma ognuno con la sua personalità, la sua particolare architettura, i suoi diversi giardini con piante particolari...il verde è una cosa che colpisce ovunque ti volti: grandi, immensi prati rigogliosi anche se il clima è torrido e a malapena dovrebbero crescere cactus ed arbusti. Colpisce ancora di più perchè lo spazio è ancora quasi completamente vuoto, dato che la maggior parte degli studenti non sono ancora tornati: ti guardi intorno e ti immagini gli studenti che chiacchierano, ridono, studiano, si sdraiano nell'erba, e ti ritrovi a pensare che ogni singola cosa è stata studiata appositamente per loro. Non è come a Urbino, che è diventata a tutti gli effetti un campus, ma lo è solo perchè in una piccola città racchiusa da mura sono arrivati 15.000 studenti. Qui ogni panchina, ogni fontana, ogni albero, è stato piantano per gli studenti, perchè possano sfruttarli, amarli, perchè aiutino la loro carriera di studenti e di futuri lavoratori. E' una concezione completamente diversa della vita, e credo dovremmo imparare molto da loro in questo campo.
D'altronde, non ci sono solo panchine ed alberi: ci sono piscine, palestre, biblioteche, aree studio, cucine comuni, mille diverse mense che servono cose differenti ogni sera...tutto gratis. O meglio, costa un sacco di soldi. Ma poi è gratis, è lì, è tutto a tua disposizione. Anche in questi giorni di orientamento, non ho sborsato un centesimo. Colazioni, pranzi, cene, attività, eventi, strutture, personale...in qualche oscura maniera riescono a fare sì che tutto ciò sia a disposizione di tutti, anche di chi, come noi, effettivamente non sta pagando! A dire il vero non è difficile immaginare come: il valore della mia borsa di studio, almeno secondo quanto scritto sui fogli che mi hanno dato, è di 29 mila dollari. Ok? VENTINOVE MILA DOLLARI. Un semestre. Riucite ad immaginarlo? Io no. Non so nemmeno quantificare una tale cifra. Ma qui è così e non siamo nemmeno ad Harvard. Insomma, se una normale famiglia americana vuole mandare il figlio all'università, deve sborsare 29.000 dollari. Per 8 volte (4 anni). Un salasso. Infatti, negli Stati Uniti, esistono sistemi di prestito simili al mutuo per riuscire a permettersi tali cifre, nonchè borse di studio per quasi qualsiasi cosa. Ma, comunque, viene in mente una pubblicità sociale che mi è capitato di leggere da qualche parte, contro il sistema educativo americano: nell'immagine si vedeva un ragazzo povero che non poteva permettersi l'università, e lo slogan recitava "What if he was the next Einstein?". Ed è vero...è giusto rendere l'istruzione qualcosa di così elitario? Non so dare risposta a questa domanda, davvero...il mio spirito critico dice di no, ma d'altra parte sono una delle grandi potenze del mondo, se non altro dal punto di vista culturale e tecnologico. Qui è dove il Sogno Americano si può realizzare, dove da zero si può essere infinito. Qui, secondo una statistica riportata oggi, il 90% degli studenti si laurea nei 4 anni prestabiliti. E allora come puoi non giustificarli?
L'altra grande cosa che mi ha colpito, e credo continuerà a colpirmi sempre, è quella che io definisco (non solo io in realtà) l'"ipocrisia" americana.
Metà della giornata odierna l'hanno passata a spiegarci cosa si può e cosa non si può fare nel campus. Per la maggior parte, cosa NON si può. Regole, divieti, sanzioni...ore ed ore passate a fare vero e proprio terrorismo psicologico. Se fumi dove non devi sarai punito, se scarichi film la polizia rintraccia l'IP del computer e ti rimuovono dalla rete, se pubblichi su facebook una foto in cui bevi alcolici e sei minorenne, potresti avere ripercussioni. Non sto scherzando, porto esempi reali di cose che ci sono state dette oggi. Per ogni reato, la sua punizione. Molto chiaro, anzi, impossibile dire "non lo sapevo". Proprio qui sta la grande differenza: anche in Italia so che è illegale scaricare film o bere alcolici da minorenne, ma nessuno mi ha mai detto a cosa vado incontro se lo faccio. Qui è probabile che nessuno si accorga nemmeno di quello che fai, men che meno la polizia, ma il fatto è....pensate che mi metterò a provare se è vero?
La terra delle libertà, ma sei libero solo di fare come dicono loro. Ipocrisia, no? Però le cose funzionano. Non ho dubbi che nel college ci sia chi beve e ha 19 anni, chi fuma, chi fa uso di droghe e chi scarica film...ma la realtà è che sono certa che molte persone non avranno voglia di rischiare ripercussioni e si limiteranno a non provare neanche. Questo in fondo si chiama rispettare le regole...forse credere che la gente sia onesta per qualche senso di giustizia superiore è semplicemente sopravvalutato.
L'altra e più marcata forma di ipocrisia riguarda l'altra faccia della medaglia, cioè il fare ciò che loro ti hanno detto di non fare. Ti dicono che non devi ubriacarti e istituiscono la "dry week" per la prima settimana, ma poi il resto dell'anno? Fare una cosa del genere non è come sottolineare la cosa con un "dalla seconda fate quello che vi pare"? Oppure, puoi andare in giro con una bottiglia di alcool, ma solo se chiusa...sigillata anzi. Se vai da una camera all'altra con la bottiglia chiusa, va bene, stai andando ad ubriacarti in qualche dormitorio, ma ok, che problema c'è. Se però il tappo non è più sigillato, non puoi. Che senso ha mi chiedo? E' come se stessero continuamente lì a dirti che ti osservano e ti controllano. Poi però ti passano accanto e fingono di guardare dall'altra parte.
L'ultima considerazione, ma forse la più importante e degna di nota, è il modo in cui si presentano. E di conseguenza, il modo in cui ti fanno sentire per avere l'opportunità di essere lì. Oggi, durante i primi discorsi introduttivi dei membri dello staff, quando varie persone parlavano della nostra esperienza, di come ci avrebbe cambiato, di come sarebbe stata importante...quasi piangevo! Il modo di fare i discorsi, come si muovono, come gli brillano gli occhi...è una forma di patriottismo che ti contagia, ti fa sentire parte di qualcosa, ti fa sentire importante a tua volta perchè puoi fare parte di qualcosa di così bello e di valore. Sarebbe bello poter fare un erasmus in Italia, per poter davvero valutare le differenze e dare un giudizio. Non posso, quindi dovrò basarmi sulle mie uniche esperienze, cioè le presentazioni dei miei corsi universitari e, prima, del mio liceo. Mai, in 20 anni di carriera studentesca, ho sentito l'entusiasmo che ho percepito oggi in chi parlava. Mai mi sono sentita così coinvolta, così appoggiata, così importante per un'istituzione...hanno creato interi programmi ed eventi per noi, dalla host family al picnic di benvenuto, dall'iPlace per gli studenti stranieri al "passaporto" contenente tutte le informazioni e tutti gli eventi...
Adesso sono solo curiosa di vedere come procede. Tutto questo è fantastico, ma ha anche tanti lati oscuri, alcuni dei quali li ho già nominati. La cultura americana, l'American way of life, è fatta di grandi luci e di grandi ombre, di cose meravigliose e altre che vanno a scapito dei più deboli, di grandi opportunità ed enormi sconfitte...in Italia, invece, nella nostra mediocrità almeno sappiamo di non sbagliare. Continuerò a scrutare questo straordinario mondo, ma terrò sempre gli occhi bene aperti per non cadere nella trappola dei creduloni. Solo così potrò portare a casa dei veri insegnamenti e magari, se potrò e ne sarò capace, cercare di migliorare un po' ciò che non va a casa mia.


2 commenti:

  1. ciao Bimba (così sai chi ti scrive)
    non sapevo del tuo Blog. E' bellissimo, ed è molto bello leggerlo. Ho appena iniziato, un po' alla volta me lo guarderò tutto, poi magari comincerò a contribuire con qualche commento (coi miei ritmi, però... lo sai...)
    Intanto brava! sono orgoglioso di te.
    (e metti tante foto...)

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  2. Ciao bella, complimenti, scritto molto bene e soprattutto ben pensato. Ottima testa, ottime premesse! Malandrino:)

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