È difficile spiegare come ci si sente, anzi come io mi sento perché non è mai bene generalizzare. Be, IO sono terrorizzata. Lascio a casa una famiglia amorevole, una vita piena, un ragazzo che mi ama, un'esistenza comoda. Perché? Perché certe persone sentono il richiamo di questo, di quest'ansia, del momento in cui saluti tutti, degli istanti in cui ti rendi conto che una tal cosa la stai vedendo per l'ultima volta, della sensazione di forza data dalla solitudine e dalla paura. Come chi si lancia dagli aerei o dalle scogliere (cose che peraltro faccio o voglio fare anche io), è la ricerca del limite. È superarlo, e rendersi conto che lo si sta facendo.
Ho sentito di recente una battuta da qualcuno: che il mondo si divide in gente che ha fatto l'Erasmus e gente che non l'ha fatto. E i secondi non possono capire i primi. Ancora io non so se sia vero, anche se suppongo di stare per scoprirlo. Ma credo sia vero, perché in questo momento capisco che non c'è nulla paragonato a questa sensazione: Erasmus, lavoro all'estero, cambio di vita in genere...sapere cosa sei oggi e non avere la minima fottuta idea di cosa sarai domani...poche ore che fanno un mondo di differenza. Non esiste altrove.
Ora che sono in viaggio, ora che ho fatto entrare 4 mesi di vita in 32 kg di "bagaglio pesante" (che erano 38 prima e 35 poi, svuotato ulteriormente in aeroporto perché era troppo pesante), ora che sono mentalmente "vergine" sia dalla mia vita passata che da quella futura...voglio pormi degli obiettivi per questa esperienza:
- voglio crescere come persona: andare lontano, da soli, secondo me serve o dovrebbe servire a questo; è un concetto vago, lo so, ma significa tornare sentendosi più maturi di prima e con degli strumenti in più per affrontare la vita.
- voglio apprezzare il mio paese conoscendo l' "altro"...è facile dire che gli USA sono fantastici, e criticare l'Italia. D'altronde, per molti versi é vero. Ma maturità è anche capire i limiti di ciò che sembra fantastico, patriottismo è apprendere dal di fuori per cercare di cambiare dal di dentro, e un'esperienza all'estero non può trasformarsi solo in un motivo di rimpianto per essere tornata a casa. Non voglio che per me sia così, voglio tornare a casa più felice di prima, non il contrario. Se no me ne restavo li, no?
- voglio conoscere gente dal mondo per diventare una cittadina del mondo. E perché è più facile visitare posti lontano se sai di avere qualcuno che ti da una mano ;) ho sempre amato conoscere, in senso profondo, culture diverse, accorgermi delle differenze...qui non solo conoscerò gli USA, ma il Giappone, l'Australia, la Germania, l'India........
- infine, vorrei davvero chiarirmi le idee sul mio futuro. Ho scelto di fare quest'esperienza per tanti motivi, alcuni futili, altri molto seri...ma in primis era il mio "anno sabbatico", quello che volevo prendermi prima dell'università per pensare a quale scelta fare, quello che già al liceo desideravo compiere...mi riapproprio di un tempo che doveva essere mio da anni, e che non deve andare sprecato. Ho le idee molto confuse su cosa voglio essere e su come diventarlo...spero che conoscere questa realtà nuova e tanta gente dal mondo allarghi i miei orizzonti e le mie prospettive, e di tornare con un'idea più chiara sul mio futuro.
Credo sia tutto, o perlomeno che questi siano gli obiettivi che vale la pena scrivere per non lasciare che le feste, le nuove amicizie, la cosiddetta "sindrome da Erasmus" cambino...ora sta all'America aiutarmi a realizzarli, ma soprattutto a me cogliere le occasioni giuste e vivere al massimo questa meritata esperienza. E quindi, davvero...pronti, partenza...
Viaaaaaaaaaaa!!!!!!
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