mercoledì 9 ottobre 2013

C'è erasmus ed Erasmus...

Recentemente mi sono ritrovata a pensare molto a ciò che sto facendo qui, a come la mia vita sia cambiata, a ciò che sto imparando, e anche a come sto cambiando io.
Mi ritrovo conseguentemente a pensare anche ai miei obiettivi, di cui ho già parlato, e a chiedermi se dopo il primo mese qui li sto realizzando in qualche modo oppure no.
Devo iniziare dicendo che tutto ciò che sto vivendo qui si sta rivelando molto diverso da come me lo ero immaginato. Non migliore, non peggiore, ma diverso. Alcune cose me le aspettavo migliori, o almeno più facili, altre mi hanno piacevolmente sorpreso nel loro essere totalmente inaspettate. Tra queste ultime ci sono tra l'altro molte cose relative al college in sé: le lezioni e il loro essere dirette, pratiche, concrete, interessanti. Le possibilità sociali e di svago che sono offerte qui, come i club, le lezioni di cucina, le feste a tema, sempre diverse e interessanti, o le gite. Le mense, che sono davvero dei ristoranti self service, ognuna diversa e ognuna unica, con la serata sushi, la serata tacos, la serata spaghetti. Le lezioni di lingua (nel mio caso spagnolo), che sono integrate da film, eventi organizzati degli insegnanti, tavolate a pranzo o a cena in cui si parla solo in un determinato idioma. Tutte cose fantastiche e impensabili in Italia. Tutte cose che mi stanno davvero "cambiando", che stanno migliorando le mie abilità comunicative, sociali, di integrazione, di esposizione in pubblico, etc. 
Ma tante cose sono più difficili di come me le aspettavo. Dai racconti dei miei amici, tutti rigorosamente Erasmus nel senso stretto del termine, che hanno cioè trascorso un periodo di studio all'interno dell'Unione Europea, questa esperienza sembrava una festa unica e un delirio inenarrabile. A volte SOLO questo, e vedendo le loro foto o sentendo i loro racconti mi chiedevo se stessero effettivamente apprendendo qualcosa, se dopo i party e le sbronze si sentissero in qualche modo arricchiti come avrebbero dovuto sentirsi.
Io non ero in cerca di questo, anzi un po' mi spaventava perchè non sono proprio il genere di persona a cui piace sbronzarsi ogni giorno e fare ogni sera una cazzata diversa, ma in qualche modo me lo aspettavo. E arrivare qui e scoprire quanto la faccenda fosse diversa mi ha parecchio sorpresa!
Qui è effettivamente un delirio, lo ammetto: quasi ogni sabato sera ci sono una o più ambulanze davanti ai party, perchè puntualmente qualche freshman (studenti del primo anno) esagera un po' con l'alcool e finisce col farsi male...o con l'andare in coma etilico. Ma la MIA esperienza in questo campus, e come me quella di tutti gli altri exchange con cui ho parlato, non si sta rivelando così delirante. Anzi arrivando dall'Europa, dove possiamo bere a 16 anni e le feste iniziano a mezzanotte e finiscono all'alba, stare qui a bere di nascosto nei dormitori qualche bicchiere di birra e a tornare dai party all'1 nei weekend ci sconvolge un po'. E' come se le nostre aspettative, qualunque esse fossero, in nessun caso si stessero rivelando confermate.
E non c'è solo questo...se vai in Europa, qualsiasi posto in Europa, incontri per la maggior parte europei...ci sono gli altri studenti Erasmus, dall'Europa, e i cittadini della città in cui ti trovi, europei. Se hai qualche altra finestra sul resto del mondo, che è ben grande, è più un caso che una regola.
Qui avviene il contrario: sono l'unica italiana; non c'è nessuno spagnolo; 3 tedeschi, 3 francesi, 3 inglesi (lo so, sembra una barzelletta); e poi ci sono un'infinità di asiatici, sudamericani, australiani, e chi più ne ha più ne metta. E non solo: gli americani stessi vengono da ogni parte del mondo! Ed è incredibile vedere come le loro origini gli rimangono incollate addosso, fanno parte della loro cultura, sono davvero un melting pot. E' perfettamente normale qui che quasi ogni persona con cui parlo mi dica di avere origini italiane. E se non è Italia, è un altro posto, ma non l'America. E' una cosa che trovo davvero incredibile, e bellissima. Ma questo comporta delle difficoltà. E non poche! In Europa facciamo tutti parte di una cultura "simile": ognuno ha le sue differenze, ma è come se fossimo fatti di una pasta simile. Il resto del mondo non è così, e interagire con un giapponese, o con sudafricano, o con un cinese, o con un australiano...comporta delle difficoltà. Nemmeno saprei dire quali, davvero, è complicato da rendere a parole. Ma è qualcosa che senti, e non puoi fare a meno di notare.
Un'altra cosa che mai mi sarei aspettata è il carico di studio qui. Chi mi conosce non potrebbe mai crederci ma io, la regina delle sgobbate, la maga del cazzeggio, mi ritrovo a studiare quasi ogni sera fino all'1. Non che studi tutto il giorno, da quando finisco le lezioni a quando inizio a studiare passano molte ore. Ma con il fatto di finire lezione alle 4, cenare alle 6, riposare fino alle 8, avere sempre qualcosa da fare dopo...alla fine sì, mi ritrovo all'1 che ancora scrivo papers in inglese o in spagnolo. Nessuno, e dico nessuno che abbia fatto l'Erasmus mi ha mai detto di aver fatto lo stesso. Anzi di solito le parole "Erasmus" e "studio" non vanno tanto d'accordo.
Io dal canto mio, nel MIO Erasmus, le sto davvero vivendo tutte. Le feste, le nuove amicizie, la vita "esotica"...ma anche lo studio, lo stress, le difficoltà interculturali. Non ci sono sconti, per avere il bello devi anche passare attraverso il brutto. E sto davvero sperimentando tutto ciò che significa il termine EXCHANGE, scambiare...non tanto scambiare il mio posto con quello di un altro, ma scambiare la mia vita con una completamente diversa. Non una vacanza, non una fuga dalla mia realtà all'insegna delle feste e del cazzeggio, ma una vera immersione, con tutto quello che comporta.
Se sto realizzando i miei obiettivi, dunque? Diciamo che ci sto lavorando, in modo serio...


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