mercoledì 8 maggio 2013

Qualche spiegazione tecnica...

Prima di iniziare a raccontare la mia esperienza e come sono giunta fino a qui, penso sia doveroso dare qualche spiegazione sul perché ho scelto questo nome per il mio blog.

Come ho già scritto, era tanto tempo che pensavo di aprirne uno...
Il mio primo contatto con il mondo dei blogger l'ho avuto circa un anno fa, perché il mio ragazzo aveva deciso di farlo. Il suo scopo principale era cercare di farne una fonte di guadagno, quindi voleva scrivere una sorta di guida; avevamo iniziato scrivendo della vacanza negli Stati Uniti che avevamo appena fatto, e mentre io scrivevo delle mie emozioni durante il viaggio e delle cose più belle che avevamo fatto, lui scriveva post molto "focalizzati", guide a come fare questo e quest'altro, in cui io non riuscivo a ritrovarmi. Così ho lasciato perdere!

Da allora però mi è rimasta la voglia...sicuramente un blog fatto a guida, stile "come fare a...", è più utile al pubblico e più remunerativo, ma non era quello che volevo fare io.
Quando poi ho scoperto di aver vinto questa borsa di studio per un college americano, ho deciso che avrei dovuto farlo, e che avrebbe dovuto essere come lo volevo io. E basta.
Per questo l'ho creato "separato" dal mio profilo, e ancora non ne ho parlato con nessuno. Perché il giudizio degli altri non potesse influenzarmi. Perché la consapevolezza che una determinata persona potesse leggerlo, non mi "censurasse". Perché fosse autentico.

Veniamo al nome: io non mi chiamo "la ragazza con la valigia". Io SONO la ragazza con la valigia.

Per la prima volta, sentii questo appellativo da mia madre. Quando avevo 15 anni e vivevo a Milano, la mia città natale, mi innamorai di un ragazzo di Firenze. Fu quello il periodo in cui cominciai a fare valigie, e da allora non ho mai smesso di essere divisa tra due città.
Stando con lui, quasi ogni weekend preparavo una grossa borsa e la portavo al liceo il venerdì mattina, poi all'uscita andavo direttamente in stazione a prendere il treno. Stavo meno di 24 ore a Firenze, e poi tornavo. Così per quasi un anno. 
Quando la storia con lui finì, invece di fermarmi raddoppiai i miei sforzi: Milano mi stava stretta, mi sembrava che tutto girasse intorno a me troppo in fretta perchè io potessi seguirlo, volevo scappare dai miei drammi e dalla mia solitudine.
Avevo molti amici in giro per l'Italia, e così iniziai a seguire le mie conoscenze per viaggiare: Brescia, Venezia, Roma, Napoli, Fano, Bologna...quanto più spesso potessi, cercavo di raggiungere qualcuno e passare un weekend fuori, a vivere la vita come la si viveva in un'altra città, con un altro ritmo.

Prima di una di queste partenze, mentre mi mettevo le scarpe seduta sulla mia valigia nell'ingresso di casa, mia madre mi diede un bacio e mi disse "ti chiamerò la ragazza con la valigia, non stai mai ferma!".
Mi piaque subito. Lì per lì pensai che fosse farina del sacco di mamma, che avesse semplicemente messo insieme tre parole per descrivermi, che non ci fosse nessuno che ci avesse pensato prima. Beata ignoranza...
Da allora non mi sono più posta il problema, e quel nome si è attaccato a me come con la colla. Viaggiavo il più possibile, in Italia e fuori, per vacanza e non, ma ciò che mi è sempre piaciuto di più non era andare in vacanza in un posto...era VIVERE un posto. Andare da qualche parte dove conoscessi le persone del luogo, facessi quello che facevano loro, vivessi la vita da cittadino comune.
Per darvi un'idea, sono stata circa 5 volte a Roma, ma solo alla 4° ho visitato il Colosseo e le altre attrazioni. Tutte le altre volte andavo semplicemente a casa di un mio amico, uscivo con lui e i suoi amici, andavamo in giro in moto e da dietro la visiera del casco mi scorrevano davanti tutte quelle opere meravigliose e quegli scorci incredibili di cui è fatta Roma. E mi andava bene così: niente turisti, niente attrazioni, solo la VITA.

Per tutto il liceo ho conservato una sorta di grande amore per il ragazzo di Firenze. Non riuscivo a scordarmi lui, e nemmeno quella bellissima città adagiata sul fiume, piccola ma grande, antica ma moderna, che si affacciava su colline verdi e che proteggeva tra le sue case una vita divertente ma raccolta, intima.

Per tutto il liceo ho desiderato andarmene. Anche prima in realtà, fin da quando ero piccola e andavo con i miei a Fano, luogo di nascita di mia madre e in cui vive mia nonna, e con gli amici andavo al mare, andavo in bicicletta, correvo sulla spiaggia e poi sulle colline circostanti, andavo a cavallo nella natura e non in un freddo e sterile maneggio. Da bambina sognavo di vivere lì, poi crescendo quel sogno era stato sostituito da altre possibilità: Firenze, Roma, Bologna...il mio mantra era "all'università me ne andrò di qui", e l'ho ripeuto per tutto il liceo, ogni volta che mi sentivo fuori posto, ogni volta che la grandezza di Milano mi faceva sentire sola, ogni volta che quella città grigia mi faceva sentire claustrofobica.

Quando ben è arrivato il momento di decidere, le mie prospettive erano cambiate. Ma non tanto da farmi restare a Milano! Mi ero innamorata di un ragazzo marchigiano, viveva vicino a Urbino e studiava lì, e quando lo andavo a trovare e mi portava a Urbino io restavo meravigliata davanti a quella minuscola città: racchiusa da mura e circondata dal verde, centinaia di studenti sorridenti in giro per le stradine, un posto "a misura d'uomo", come la descrivono anche le locandine dell'università.
E in un modo abbastanza naturale, dopo un anno di storia a distanza con quel ragazzo e il desiderio folle di andar via di casa e trovare una nuova vita, più adatta a me, mi ritrovai a traslocare in un appartamento condiviso con 5 ragazze e a iscrivermi all'Università di Urbino Carlo Bo.

Da allora sono passati 3 anni. Sto ancora con quel ragazzo: non è stata una storia facile, mai. Troppe volte stavamo per mollare, troppe volte ci siamo fatti del male, sotto ogni punto di vista, ma poi ogni volta non riuscivamo a separarci e tornavamo a provarci insieme.
Vivo ancora con una delle 5 coinquiline iniziali: con due ho litigato a morte e grazie a (o per colpa) loro ho imparato tante cose sulla convivenza tra persone. Con lei c'è un rapporto di amore e odio, in cui però finisce sempre per vincere l'amore. Le altre cambiano di anno in anno, portando ogni volta ventate di novità e divertimento.
Urbino è piccola, anzi minuscola. Se non avessi la macchina, e la scusa del mio ragazzo per andare spesso fuori, penso che avrei già sbroccato, lo ammetto :) ma il modo in cui si formano le relazioni qui, in cui esci per una commissione e ti ritrovi a fare un aperitivo con gli amici, in cui andare all'università significa semplicemente fare una passeggiata (in salita) in mezzo agli alberi, in cui andare a cavallo significa montare in sella e avventurarsi in mezzo al bosco e alla natura...bè, tutto questo non mi fa mai sentire troppo la mancanza delle mille possibilità offerte dalla sopravvalutata Milano.

Prima di decidere dove andare all'università, quando tutti i miei amici si iscrivevano a Milano e persino alcuni di quelli che andavo a trovare in altre città programmavano di trasferirsi lì, mi ritrovavo spesso a chiedermi "cosa sto facendo?!?".

E' giusto scappare dalla propria vita? Può davvero essere il posto in cui vivi a influenzare la tua felicità, o è la tua felicità che influenza il posto in cui vivi? Cambiare posto può essere la chiave per trovare una serenità che dove sei nato non riesci a conoscere??
Quanti dubbi, e allora non avevo nessuna risposta. Non conoscevo nessuno che avesse fatto una follia simile. Mi sentivo sola e incompresa. 
Forse qualcun altro si trova davanti ad una scelta simile; nel caso fossi proprio TU, e ti stessi facendo le mie stesse domande, ti darò la risposta che io avrei voluto sentirmi dire allora:

CHI SIAMO E COME SIAMO SONO CONCETTI SUPERIORI, CHE DIPENDONO DA NOI, NON DALLA NOSTRA CITTA' O DAI NOSTRI AMICI O DALLA NOSTRA SCUOLA. DIPENDE DA COME SIAMO NATI, DALL'ORDINE PRECISO E UNICO DI CELLULE CHE FORMA IL NOSTRO CERVELLO, DALLE ESPERIENZE CHE FIN DA PICCOLISSIMI ABBIAMO FATTO, PRIMA ANCORA DI RENDERCI CONTO CHE AVEVAMO DUE MANI E DUE PIEDI.
MA C'E' QUALCOS'ALTRO...FORSE NON E' PROPRIO LA CITTA' IN CUI VIVIAMO A INFLUENZARCI, MA IL MODO IN CUI NOI VIVIAMO LA CITTA' SI'. CAMBIARE ARIA FA SEMPRE BENE: TI DA NUOVI STIMOLI E FAI NUOVE ESPERIENZE CHE TI CAMBIANO E TI INSEGNANO MOLTO, NEL BENE E NEL MALE.
Io non sono una persona "felice" ora, nel senso che non ho trovato nessun senso di pace superiore, nè una calma interiore degna degli Epicurei, nè credo di aver trovato a Urbino la chiave per raggiungere la felicità. Ma vi posso assicurare che ho realizzato esattamente ciò di cui avevo bisogno: ho messo alla prova me stessa, ho cambiato stile di vita, sono diventata autonoma e indipendente, e sento dentro di me di essere una persona più forte, più matura, più consapevole di quella che tre anni fa è partita da Milano. E' QUESTO CIO' CHE CONTA QUANDO TE NE VAI: SE SENTI DI POTERTI REALIZZARE MEGLIO ALTROVE CHE DOVE TI TROVI, SE SENTI DI AVER BISOGNO DI ESPERIENZE CHE RESTANDO A CASA NON PUOI FARE, SE SENTI CHE TI MANCA LO STIMOLO PER ESSERE "DI PIU'"...ALLORS VAI, SPICCA IL VOLO. SEMPRE. NON SBAGLIERAI.


Veniamo all'ultimo concetto, che poi era quello iniziale (è uno dei miei difetti, mi dilungo facilmente...).
Quando l'idea di aprire il blog si è concretizzata, non ho avuto dubbi sul nome: "la ragazza con la valigia" l'aveva deciso molti anni prima mia madre al posto mio.
Ma quando poi Blogger mi chiese quale nome volessi dare al mio dominio, mi accorsi che quello era occupato. PANICO!
aperta una pagina di Google, mi è bastato digitare le prime lettere per scoprire che era un film!! Non ne avevo idea...tra l'altro io sono un po' ignorante sul cinema "storico", ma davvero non l'avevo mai sentito! E voi? E' tanto famoso?? 
Da lì il passo è breve: mi è bastato aggiungere la parola "blog" alla fine della query, è Google mi ha scaricato davanti una serie infinita di risultati.
Insomma, quanto a originalità non vado proprio forte :(
Ho passato una buona mezz'ora a chiedermi cosa fare...cambiare? aggiungere un qualche aggettivo? un numero? mettere un nome completamente diverso?
Mi ci sono scervellata, dico davvero. Ma poi ho capito: l'unico appellativo con cui volevo essere chiamata mentre scrivevo su questo blog, è quello.  Non importa a quante altre persone, o film, appartenga: è mio. E' anche mio. 

Quindi chiedo scusa a tutti, a tutte le ragazze che hanno un blog con lo stesso nome, a tutte le star del cinema che hanno recitato nel film e anche al regista. Siamo tutte ragazze con la valigia, tutte persone in cerca di un'identità, tutte coraggiose e avventurose...e meritiamo tutte di chiamarci come cavolo ci pare.
:)




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