Se poi vai in America, la trafila burocratica è talmente lunga e complicata da far quasi passare la voglia. Più che altro, ti fa venire tutto una grande angoscia.
Ti sembra che le giornate si accorcino, che ci siano troppe cose da fare e da ricordare prima di partire, troppe scartoffie da firmare, troppi accordi da prendere...è come quando vai in vacanza per un weekend e hai la sensazione fortissima e insopprimibile di aver dimenticato qualcosa. E poi di solito, quando arrivi, scopri che era lo spazzolino. Qui è elevato all'ennesima potenza, e cominci a sentirla mesi prima di partire. Speriamo davvero di dimenticare solo lo spazzolino, questa volta.
La cosa più irritante è...non so se chiamarla "incompetenza" delle persone, perchè mi sembra esagerato e anche un po' cattivo. Ma non trovo termini più adatti. Appena inizi un'esperienza del genere, sai di poterti rivolgere a certe persone nel tuo paese, e che potrai contare su di loro per ogni dubbio o richiesta. Ma questa è una mera utopia!
Nel mio caso, avendo vinto una borsa di studio attraverso l'università, il personale di riferimento è quello dell'ufficio Erasmus. Il mio non è ovviamente un Erasmus, ma all'interno dell'ufficio c'è una signorina che si occupa delle borse di studio ISEP (la mia; prossimamente farò un resoconto di cosa sia, così da poter anche ispirare altri che fossero interessati. Per ora vi lascio il link al sito).
Questa donna è veramente gentile e affabile, nulla da ridire. Nelle prime settimane mi vedeva di continuo arrrivare con qualche richiesta o dubbio, e non mi ha mai riso in faccia. Per me, è già tanto!!
Ma se ti tratta di non poterti recare in ufficio, e di avere la necessità di scrivere un'email, apriti cielo! NON c'è speranza che risponda! Ma non perchè non si trovi in ufficio o abbia altro su cui lavorare; il giorno dopo, probabilmente, riceverai una sua email su un altro argomento, di quelle con invio multiplo a tutti i vincitori della borsa di studio, e la tua sarà completamente ignorata.
Finchè mi trovo in Italia, per la precisione al momento sono a Milano, a casa mia, nulla di grave: tra qualche giorno tornerò a Urbino e passerò all'ufficio Erasmus a parlarle direttamente. Ma mi prende il panico se penso che questa donna sarà il mio principale referente per qualunque cosa quando sarò in America: ogni questione universitaria passerà per il suo computer, dalla convalida dei crediti, alle domande che potrei avere sui corsi, fino ai miei dubbi sulle tempistiche della tesi. E io non posso aspettare di tornare a casa e fare le cose con calma: non posso e basta, perché appena tornata vorrei laurearmi, per non rischiare di andare fuori corso e ripagare tasse che non servono. Per questo non mi posso permettere errori. E non posso nemmeno mettermi a telefonarle dalla California alle 3 di notte per beccare i suoi orari di lavoro e avere una risposta alle mie domande!
Il personale di contatto in America non si è rivelato tanto più disponibile. Il mio ISEP Contact nel college in cui andrò, un uomo dal nome impronunciabile che spero di non dover mai dire di fronte a qualcuno (figura di m... assicurata), è stato velocissimo nel rispondere alla mia mail, ma talmente sintetico nella risposta da risultare disinformativo!
Lo avevo contattato per avere chiarimenti sul funzionamento dei crediti; si perché, in questo college (e solo in questo a quanto pare, perchè da quello che mi dicono ognuno, in America, "fa da sè"), ogni esame vale...1 CREDITO!!! I miei esami mediamente ne valgono 10...quindi è evidente che ci sarà qualche problema di trasposizione! All'ufficio Erasmus non mi hanno saputo dare informazioni, per cui ho scritto una bellissima, faticosissima, completissima mail in inglese a questo signore. La sua risposta, dopo circa 4 ore dal mio invio (ero incredula, infatti!) è stata lapidaria. Quattro righe (contate, eh), contro la cinquantina che avevo scritto io, in cui non faceva alcun accenno a come convertire i crediti o a che sistema usassero per l'assegnazione, e mi diceva soltanto che "to get 30 Credits you'll have to take 4X1 exams".
Qualcuno mi sa tradurre? Non per l'inglese, ovviamente non è un problema quello, ma perchè non mi ha dato nessuna risposta, fondamentalmente! Se i miei esami sono da 10 crediti, e per ottenere 30 crediti devo dare 4 esami...significa che un esame americano vale 7,qualcosaltro crediti da noi...ma che diavolo vuol dire?!? Che metodo è!?! Come mi regolo?!?
Se vi state chiedendo come ho risolto questi dubbi...bè, non li ho risolti. Qui erano e qui rimangono.
Ora c'è il passo successivo: prendere appuntamento con l'ambasciata degli Stati Uniti per un colloquio, in modo da poter ottenere il mio VISTO. Ancora non mi sono mossa in questo senso, perché ero in attesa di dei moduli e anche, lo confesso, per una certa dose di ansia. Quello che so, è che mi hanno prospettato una trafila piuttosto complessa. Con chiamate da 15$ l'una in cui cade la linea, numeri su numeri da digitare prima di ottenere l'ufficio giusto, date impossibili per l'appuntamento...e infine, al colloquio, dovrò dimostrare che "amo il mio Paese e non voglio abbandonarlo per scappare negli Stati Uniti".
Ma come dovrei fare? Devo piangere davanti al console e gridare che non voglio partire? Devo andare vestita di verde, bianco e rosso? Tanti tanti dubbi...nessuna risposta.
Lo scopriremo solo vivendo, credo. Intanto la cosa si fa sempre più reale, e più spaventosa...
Credo, comunque, che parte dello spirito di questo viaggio sia anche questo: io, ed è una caratteristica molto italiana, ho la tendenza a procrastinare, a lasciar fare agli altri, a nascondere la testa sotto la sabbia in attesa che qualcuno risolva i miei problemi al posto mio...
Le cose che mi spaventano non le prendo di petto: le lascio fuori, mi dico "domani ci penso", e tante volte rimangono lì, così, in attesa, fino a che semplicemente non vengono seppellite da altri problemi, e basta. Questa volta non si può. Questa volta devo affrontare i problemi con ordine, e non lasciarne indietro nessuno...e posso farlo solo io. Crescere significa tante cose, e significa anche questo.
Vi lascio con una frase che mi ha colpita, direttamente dal blog dell'ISEP, in un post che raccoglie le migliori citazioni sul significato del fare un'esperienza all'estero. L'ho trovata non solo molto vera, ma assolutamente perfetta per descrivere ciò che significa e, spero, significherà per me.
“Why do you go away?
So that you can come back.
So that you can see the place you came from with new eyes and extra colors.
And the people there see you differently, too.
Coming back to where you started is not the same as never leaving.”
― Terry Pratchett